Capogiri, gonfiori, dermatiti, insonnie e cefalee sono talvolta identificati come i principali sintomi delle intolleranze alimentari.
L’interesse che ruota intorno alla tematica ha registrato negli ultimi anni un aumento costante, non soltanto da parte di medici e studiosi ma anche di tutti i profili che operano e interagiscono nel settore dell’alimentazione.
Sono nate, in conseguenza all’esigenza dei ‘pazienti’ di ricevere consulenze sempre più specializzate, innumerevoli e nuove figure professionali.
Per chi ambisce a diventare un professionista del settore e per chi desidera approfondire la tematica delle intolleranze per necessità personale, l’Università Telematica Niccolò Cusano ha realizzato una breve guida, all’interno della quale sono raccolte le principali informazioni, teoriche, pratiche e scientifiche, sulla materia.
Cos’è un’intolleranza alimentare
Iniziamo a familiarizzare con il concetto di intolleranza alimentare partendo dalla definizione fornita da Wikipedia:
“per intolleranza alimentare si intende una reazione avversa ad un alimento. E’ un fenomeno distinto dalle allergie alimentari che consistono in una reazione immunitaria dell’organismo a uno specifico componente (di solito una proteina) contenuto in uno specifico alimento.”
Si tratta in altre parole di una reazione dell’organismo a determinati cibi; si manifesta in maniera graduale e risulta meno severa delle reazioni provocate dalle allergie.
Quasi sempre l’intensità dell’intossicazione è direttamente proporzionale alla quantità di alimento ingerita.
Tipologie e cause
A seconda delle sostanze che provocano il malessere, le intolleranze possono essere di vario tipo:
- Enzimatiche: provocate dall’incapacità di metabolizzare alcuni componenti dei cibi (es. intolleranza al lattosio, favismo) per la mancanza dei relativi enzimi digestivi; questi ultimi servono a ridurre una sostanza in molecole più piccole al fine di agevolare l’assimilazione da parte dell’intestino.
- Chimiche: causate dalla presenza di particolari sostanze chimiche che possono essere presenti nell’alimento stesso (es. la tiramina nei formaggi) o che possono essere state aggiunte volontariamente (glutammato monosodico, polifosfati, caffeina, coloranti alimentari ecc.)
- Da accumulo: causate dall’assunzione eccessiva e ripetuta di un alimento; il sovraccarico e il superamento della soglia tollerata dall’organismo comporta un rallentamento della digestione e dei processi metabolici.
Le cause della sintomatologia associata alle intolleranze possono essere legate a predisposizioni ereditarie o anche a fattori quali ad esempio una dieta poco equilibrata, lo stress, alcune tipologie di malattie o un’alterazione della flora batterica intestinale.
I sintomi
I sintomi delle intolleranze alimentari sono innumerevoli e di varia natura.
Possono insorgere a livello gastrointestinale, ma anche a livello dermatologico e respiratorio.
Abbiamo già evidenziato il fatto che l’arco temporale nell’ambito del quale si manifestano dipende da vari fattori; in linea generale si tratta di un processo graduale e lento per cui la sintomatologia si può palesare anche a distanza di ore dall’ingestione dell’alimento mal tollerato.
Tra i disturbi più comuni e frequenti segnaliamo l’acne, l’aumento o la perdita dell’appetito, i capogiri, le coliche, i crampi addominali, la dissenteria, l’insonnia, l’emicrania, il gonfiore, il prurito, la stitichezza, la sonnolenza e addirittura la depressione.
I test
Se da un lato le allergie alimentari sono individuabili attraverso test cutanei ed esami di laboratorio, dall’altro le intolleranze rientrano in un ambito diagnostico piuttosto controverso e dibattuto. Tra i pochi test ritenuti scientificamente validi segnaliamo il breath test, per l’intolleranza al lattosio, e gli esami genetici per il favismo e l’intolleranza all’alcool.
In generale la prassi per l’identificazione di cibi mal tollerati da un soggetto prevede due step:
- Redazione di un diario alimentare nel quale annotare i cibi consumati, i sintomi e le relative tempistiche inerenti la comparsa del malessere.
- Dieta ad eliminazione, consistente nell’esclusione dei cibi sospetti.
La sospensione del consumo dell’alimento, potenzialmente causa del fastidio, serve a valutare l’eventuale miglioramento o la scomparsa totale dei sintomi.
Successivamente si procede con una sorta di ‘prova del nove’: si reintroduce l’alimento incriminato nella dieta per verificare l’effettiva ricomparsa dei disturbi.
Differenze tra allergie e intolleranze
Per quanto si tenda a confonderli, e ad utilizzarli indistintamente, i termini ‘allergia’ e ‘intolleranza’ identificano due diverse condizioni.
L’allergia consiste in una reazione acuta del sistema immunitario che si attiva e scatena una sorta di attacco alla sostanza contenuta nel cibo, riconosciuta come estranea all’organismo; insorge prevalentemente in seguito all’ingestione di alcune proteine.
I sintomi compaiono in maniera piuttosto rapida, generalmente subito dopo aver ingerito l’alimento causa di allergia.
Può mettere in serio pericolo la vita del soggetto allergico (shock anafilattico).
L’intolleranza è invece una condizione che non coinvolge il sistema immunitario per cui non provoca reazione allergica.
Generalmente provoca fastidi e disturbi solo in seguito all’ingestione di considerevoli quantità di cibo ‘incriminato’.
I sintomi si manifestano lentamente, talvolta ore dopo aver consumato il cibo oggetto dell’intolleranza.
Non è pericolosa per la vita del soggetto intollerante.
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L'articolo Sintomi delle intolleranze alimentari: a cosa fare attenzione proviene da Blog della Università Unicusano di Roma.